titolo : "PER FARE UN ALBERO, CI VUOLE IL SOLDO"
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"PER FARE UN ALBERO, CI VUOLE IL SOLDO"
SULMONA - "A distanza di quasi 6 mesi dal terribile incendio sulle nostre montagne, alcune Amministrazioni dei comuni convolti iniziano a muovere piccoli passi. Resta da capire ora quale sia la direzione reale di questo movimento.Il Comitato TerrA – Territori Attivi riconosce lo sforzo operato dal Comune di Pratola per cercare di tamponare la situazione emergenziale del post-incendio, ma esprime seri dubbi sull’efficacia delle manovre messe in campo. Nella lettera sottoscritta dai Comuni capeggiati dall’ Amministrazione peligna si chiede alla Regione di aprire le porte dei finanziamenti previsti da alcune misure forestali del PSR (in particolar modo la 8.3 il cui bando è appena uscito)anche ai Comuni che non si sono dotati di un Piano di Gestione Forestale (requisito necessario per l’accesso al bando), con l’unico scopo di non far tornare indietro i fondi messi in campo dall’UE, ai quali ad oggi potrebbero accedere solo quei pochi Comuni in Abruzzo che si sono dotati di un PGF. In sintesi, pur di far cassa si chiede la possibilità di agire in deroga a norme di buon senso che, se esistono, un motivo ci sarà. Questa strategia appare innanzitutto inconsistente da un punto di vista formale, essendo il PSR legato ad una regolamentazione comunitaria e quindi non di giurisdizione esclusivamente regionale. In secondo luogo richiedere una deroga normativa non strettamente necessaria vanifica il concetto stesso di Diritto, che diviene così non universale ma personalistico, come a dire “La Legge è Uguale per Tutti, tranne in alcuni casi”.
La Legge Forestale Regionale recita all’art 7:
<< La Regione promuove la pianificazione e la programmazione come strumento prioritario per realizzare i fini della presente legge ed in particolare per garantire la gestione sostenibile dei boschi e dei pascoli, la loro tutela, conservazione e valorizzazione e lo sviluppo del settore forestale e delle comunità locali.>>
Diviene evidente quindi come alla base della gestione sostenibile dei patrimoni boschivi della regione cuore verde d’Europa ci siano (in teoria) gli strumenti di pianificazione come appunto il Piano di Gestione Forestale. Peccato che ad oggi siano pochissimi i comuni abruzzesi che ne possiedono uno vigente, e che invece di cercare negli anni un sostegno per ottemperare agli obblighi di legge, si trovi come sempre la scusa per agire in deroga.
Ancor più preoccupante è ciò che la misura 8.3 consente di finanziare: una serie di interventi (che questa misura consente come PREVENZIONE e non RECUPERO delle aree percorse da incendio) che potrebbero scatenare mire lucrative nei confronti della biomassa parzialmente o totalmente danneggiata dalle fiamme.
Qualsiasi opera di rimozione di biomassa in un’area incendiata può rappresentare un opportunità di business per le aziende che trafficano con questi prodotti forestali.
Si ricorda pertanto che un mese fa è stata presentata alla Regione Abruzzo la Carta per la Lotta agli Incendi Boschivi, un documento sottoscritto da numerose organizzazioni scientifiche (tra cui Università della Tuscia di Viterbo, Sabina Universitas di Rieti, Società italiana per il restauro forestale, Società italiana di scienze della montagna, Centro italiano studi e documentazione sugli abeti mediterranei), che oltre a ribadire l’inadempienza delle Amministrazioni nel dotarsi di PGF, afferma chiaramente che <<la biomassa parzialmente combusta non va ceduta in nessun caso a fini lucrativi (es. all’industria della produzione energetica da biomasse) – e che - la necromassa parzialmente combusta (tronchi, ramaglie), va riutilizzata in loco al fine di realizzare interventi stabilizzanti del suolo (briglie in legname e palizzate), lasciando ceppi di tronchi di alberi e di arbusti che presentano ancora le necessarie capacità di ancoraggio al substrato, in funzione di pali>> quindi ammettendo la realizzazione di opere di ingegneria naturalistica purchè non si asporti in nessun modo biomassa dal bosco.
Quindi al posto di sperticarsi in ricerche estenuanti di fondi che servirebbero a poco o a nulla in una situazione emergenziale come questa, ma che anzi potrebbero aggravarla, riteniamo possa essere più utile per l’intero territorio se le Amministrazioni si concentrassero nel dotarsi degli strumenti necessari a razionalizzare la gestione del patrimonio forestale (partendo da un Piano di Gestione Forestale come previsto dalla legge). Non solo, ma sarebbe auspicabile l’avvio di un vero e proprio processo partecipativo per la protezione del nostro patrimonio ambientale, visto come sia sempre più evidente in molti casi l’inadeguatezza di chi è chiamato a proteggere il territorio (vedi l’impasse istituzionale ad ogni livello e su ogni territorio durante l’emergenza incendi, e vedi i recenti tagli illegali di alberi lungo il Fiume Aterno nel territorio del Parco Sirente-Velino).
Ancora una volta è necessario ribadire come ancor più nell’ambito del patrimonio ambientale, sia necessario e ragionevole che l’azione politica abbia come scopo la salvaguardia del Bene Comune e non interessi privatistici (o elettorali) come potrebbe accadere se la Regione accettasse le richieste dei comuni firmatari della lettera in questione".
Comitato TerrA - Territori Attivi
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