Mazara, i cinquemila tunisini della città iniziano il Ramadan

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Mazara, i cinquemila tunisini della città iniziano il Ramadan

(Domenica 20 Maggio 2018)
A Mazara il Ramadan è iniziato giovedì, 17 maggio, diversamente da altre realtà dove è iniziato mercoledì 16 maggio.

“E’ iniziato giovedì a Mazara ed in altri centri – spiega l’Imam Torwat Abbe che risiede a Marsala ma visita le moschee di buona parte delle città della Sicilia Occidentale – perché c’era la luna che è il nostro punto di riferimento”. Terminerà venerdì 14 giugno, dopo 29 giorni. Anche i musulmani di Mazara si sono preparati alla preghiera collettiva. Per loro, islamici, è il periodo più sacro dell’anno, il mese del digiuno dell’alba al tramonto, ma anche del divieto di bere, fumare e avere rapporti sessuali (anche coni i legittimi consorti), entrano in quella piccola stanza di preghiera, che è la mosche, che si trova all’interno della kasbah di Mazara, per pregare cinque volte al giorno, più un’altra preghiera prescritta per l’occasione, anche per i non praticanti, i credenti “tiepidi”, e, in omaggio alla propria comunità perfino ai non credenti, il mese delle buone azioni, dell’autocontrollo, della jihad contro le proprie deviazioni personali, che secondo il Corano, è l’unica vera “guerra santa” consentita, dedicato al sacrificio ma anche alla festa, e in cui alle lunghe ore di privazioni del giorno seguono dal tramonto in poi veri banchetti di famiglia.

Saoulmia Mohamed Alì da otre 30 anni a Mazara ed eletto tre anni fa consigliere comunale “aggiunto” senza diritto di voto ma può intervenire in consiglio su argomenti pertinenti la comunità extra comunitaria, conferma che a Mazara il Ramadan, ciò il periodo del digiuno, viene rispettato. “Non potrebbe essere diversamente – dice – perché è obbligatorio, si è esenti soltanto in caso di malattie e di eventi particolari. Siamo rispettosi delle cinque preghiere e della preghiera particolare che si fa di notte all’interno moschea”. Alla fine del Ramadan c’è “Eid – al – Fitri”, cioè la festa della rottura del digiuno, si riuniscono nel piazzale Giovan Battista Quinci, per fare festa. Ed arrivano concittadini anche dai Paesi vicini, da Campobello, Castelvetrano, dalla Valle del Belice, è un grande incontro, un ritorno ai paesi lontani.

Durante il Ramadan si può lavorare, anzi, dalle testimonianze di imprenditori e lavoratori della marineria e dell’agricoltura l’integrazione tra lavoro e precetti religiosi è pressoché totale. Salvatore Asaro, che commercializza prodotti ittici ed è in contatto con moltissime flotte, osserva: “Ci sono tantissimi immigrati, ma non si è mai verificato alcuna tensione sul lavoro relativa all’osservanza del Ramadan”. Gli fa eco Pietro Quinci. “A Mazara – dice – ci sono cinquemila tunisini che lavorano nei settori più diversi, dall’agricoltura alla marineria. Molti di loro sono di osservanza musulmana ed hanno messo in pratica alcuni accorgimenti per evitare di soffrire troppo durante il Ramadan. Ad esempio, quelli impegnati nei campi si alzano presto, anche alle quattro del mattino, per bere e mangiare prima dell’alba. Ma i datori di lavoro e gli imprenditori questo aspetto lo mettono già in conto. Già sapevano in anticipo che il Ramadan (che cambia ogni anno in base al calendario lunare) questa’anno sarebbe stato particolarmente pesante perché cade nel mese di giugno”. Ma cosa accade ad un marittimo di fede musulmana imbarcato per una battuta di pesca? Afferma un armatore: “I marittimi sono liberi di fare ciò che ritengono opportuno. Alcuni rispettano il Ramadan, altri no”. E’ cosa succede e sono in mare? “C’è grande comprensione e rispetto. Bisogna considerare, ad esempio, che quando si fa la spesa per l’equipaggio si rispettano i precetti alimentari della religione islamica, di ciò che i musulmani osservanti possono o non possono mangiare”. “E’ un esempio di grande convivenza” sottolinea Nicola Giacalone, che aggiunge: “Non ci sono mai stati episodi di intolleranza dalla nostri parti nello svolgimento del lavoro, sia nel campo della pesca, ma anche della pastorizia e dell’agricoltura”,

[Fonte: Giornale di Sicilia – Salvatore Giacalone]


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