titolo : SAN DOMENICO ABATE, SI E' RIPETUTO IL RITO DEI SERPARI DI COCULLO
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SAN DOMENICO ABATE, SI E' RIPETUTO IL RITO DEI SERPARI DI COCULLO
COCULLO - Si è ripetuta questa mattina a Cocullo una delle feste religiose più sorprendenti d’Italia che vede tra i suoi protagonisti, oltre alla statua di San Domenico Abate e a migliaia di pellegrini e curiosi, un centinaio di bisce catturate nei campi intorno al paese dai “serpari”.Le condizioni del tempo incerte quest'anno hanno scoraggiato molti pellegrini.Ricordiamo che la storica manifestazione è candidata per il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità Unesco.La celebrazione della festa di san Domenico è incominciata con l’apertura della Porta della Misericordia, rito officiato per la prima volta dal nuovo vescovo di Sulmona - Valva S.E. Mons. Michele Fusco, che ha celebrato la Santa Messa insieme al parroco di Cocullo Don Oliviero e ha presieduto il corteo processionale.Toccante e immortalato da tutti il momento dell’uscita della statua santo dalla Chiesa, che viene ricoperta dai serpenti. In processione anche le autorità civili e militari, i sindaci dei comuni peligni, le giovani ragazze con i costumi tradizionali del paese e i “ciambellati”.
Alla fine della Messa solenne, quando la statua di San Domenico viene portata all’esterno della chiesa, i “serpari” sistemano le serpi sulla testa e sull’aureola del Santo, formando una straordinaria acconciatura la cui origine si perde nella notte dei tempi.Quando la preparazione è compiuta la statua, decorata da decine di serpenti, percorre in processione le strade di Cocullo (foto). La precedono la banda e il parroco, la seguono decine di “compagnie” di fedeli. La festa, duemila anni fa, si celebrava in onore della dea Angizia.San Domenico Abate, nato nel 951 a Foligno, non si sa molto. Predicò in Umbria, in Ciociaria, nella Marsica, morì nel 1031 a Sora. A Cocullo, oltre alla festa di maggio, lo ricordano due reliquie, un dente e un ferro della mula su cui viaggiava.
Come Angizia, San Domenico protegge dagli animali selvatici e dal mal di denti. Per questo motivo i fedeli, oltre a seguire in processione la sua statua decorata dalle serpi, suonano una campana tirando la catenella la piazza di Cocullo con i denti. Il serpente più diffuso nella festa è il cervone, la più grande biscia italiana. Lungo fino a due metri, questo elegante rettile è privo di veleno ed è quindi innocuo per l’uomo. Alla fine di aprile, lento e impacciato dopo mesi di letargo, si lascia catturare facilmente. Partecipano alla festa anche la biscia dal collare (o natrìce), il saettone che in Abruzzo è soprannominato “lattarina”. E il biacco, un serpente più piccolo e più aggressivo, che morde spesso – ma sempre senza veleno – le mani dei “serpari”. Non ci sono vipere. Alla fine, tutte le serpi vengono liberate.
la senatrice Gabriella Di Girolamo con il sindaco di Cocullo Sandro Chiocchio |
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