titolo : MEETUP AMICI DI BEPPE GRILLO:"DUBBI SULLA REALE NECESSITÀ DI TAGLIARE I DUE PINI DI PIAZZA DEL CARMINE, OGGETTO DI UN NOSTRO ESPOSTO DEPOSITATO IN PROCURA"
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MEETUP AMICI DI BEPPE GRILLO:"DUBBI SULLA REALE NECESSITÀ DI TAGLIARE I DUE PINI DI PIAZZA DEL CARMINE, OGGETTO DI UN NOSTRO ESPOSTO DEPOSITATO IN PROCURA"
SULMONA - "Il meetup Amici Beppe Grillo, nella sua sensibilità per le tematiche ecologiste, in merito al taglio, avvenuto in questi giorni, dei due pini nello slargo antistante l’Acquedotto, ha proceduto in data odierna a depositare un esposto alla Procura della Repubblica, per richiedere un approfondimento circa la correttezza dell’iter comunale e per verificare che nella vicenda non si sia configurato un reato ambientale. Si comunica, inoltre che il materiale riguardante l’avvenuto taglio sarà inviato alla Corte dei Conti con richiesta di verifiche su un eventuale danno erariale, a fronte di non effettiva necessità ed utilità pubblica dell’azione amministrativa.Sulla vicenda e sulla procedura ci siamo chiesti: E’ stata fatta un’indagine approfondita? E’ stata verificata la reale situazione dell’apparato radicale, se esso fosse realmente malato? Siamo sicuri che i nostri due pini fossero moribondi o pericolanti? Abbiamo una valutazione fito-diagnostica e dei risultati documentati, in merito? Oltre all’analisi visiva perché non è stata richiesta una valutazione fito-diagnostica, perché non è stato effettuato un successivo approfondimento strumentale (ad es. con dendrodensimetro e/o con tomografo sonico)? Perché si preferisce viaggiare, come sembra, per ipotesi e pareri tecnici parziali e incompleti?Sono molti i quesiti che trascina con sé il doloroso taglio dei due alberi settuagenari ma, si può dire, troncati in giovane età, poiché possono vivere 150 – 200 anni.
La condanna, eseguita nei giorni scorsi, è stata decretata dal Comune di Sulmona, con Deliberazione n. 323 del 30/12/2016, dando seguito ad una perizia tecnica nel 2016, che, basandosi sulla sola analisi visiva (V.T.A.) ascrive i due pini alla cat. D (da abbattere). Essa così recita:
“La gestione di queste alberature risulta oggi oltremodo complicata in quanto gli esemplari mostrano problemi di salute e stabilità”
Tanto era grave la situazione, detto per inciso, che si è provveduto a ben due anni di distanza!
Segue il verdetto di condanna, sotto forma dapprima di “consiglio”:
“Pertanto viene consigliato un programma di rinnovo delle alberature mediante abbattimento e ripiantumazione”.
Infine la Considerazione:
“In contesto urbanizzato, la politica della sicurezza, della prevenzione e non in ultimo della massimizzazione del valore estetico - (sic!) – è da favorire rispetto a un approccio più naturalistico-conservazionistico…. Lo stress cui sono sottoposte le piante a contatto con l’ambiente antropizzato è notevolmente maggiore di quello in bosco… mancanza di spazio per un adeguato sviluppo, danni da calpestio, inquinamento, condizioni climatiche spesso inadeguate e molto spesso anche interventi colturali mal eseguiti… difetti causati da una gestione e manutenzione inadeguata. [Perciò] le piante vanno incontro a invecchiamento precoce dei tessuti che riduce con gli anni la stabilità meccanica…”
Alle granitiche certezze in tal senso enunciate dalla “perizia” e rafforzate dall’autorizzazione paesaggistica n. 30 del settore Ambiente e infrastrutture del Comune, previo il parere vincolante della Soprintendenza ai beni archeologici e paesaggistici, tutti del 2016, e tutti giustificativi del taglio, si sono tuttavia opposte recenti voci discordanti di altrettanto autorevoli studiosi, come ad esempio quella di Giovanni Damiani, professore biologo ed esperto ambientale, che ovviamente non sono state minimamente prese in considerazione, come inascoltate sono rimaste manifestazioni di dissenso da parte dei cittadini e blande e intempestive petizioni di sedicenti gruppi politici locali (assenti però al Consiglio Comunale tenutosi ieri sulla questione).
Oltre alla gran fretta che dopo due anni sembra esser diventata tanto impellente, tanto da non aver posto la questione a una nuova discussione in Consiglio, evidenziamo anche che non è mai stato fatto in questo lasso di tempo un “concorso di idee” che, laddove si cambi l’aspetto della vita sociale di una città, è prassi avviare.
Pur caratterizzata da inefficienza e ritardi in quasi tutti i settori della vita cittadina, questa Amministrazione è andata avanti senza sentir ragioni: responsabile del taglio dei due maestosi pini di Piazza del Carmine, arrivata ben oltre i limiti di baricentro che avvertirono inutilmente dalla sua stessa “malattia terminale", cadendo preferisce abbattersi al suolo schiacciando senza pietà i suoi cittadini e la sua storia. E a questa foto magnifica, testimone di un quadro paesaggistico meraviglioso di Sulmona, si è voluta cancellare, per sempre la firma dell’artista.
Saremmo curiosi di verificare lo stato effettivo dell’apparato radicale sempre che non abbiano già espiantato e portato al macero i reperti. Anche un’analisi delle due chiome sarebbe auspicabile, dato che a noi cittadini apparivano ben verdi e rigogliose.
Una triste notazione infine: i due pini su due cose pendevano certamente. Sulla smania di spendere danari pubblici in imprese dai dubbi connotati di utilità. E sulla assoluta sordità dittatoriale dell’Amministrazione al buon senso e alle richieste dei cittadini che l’hanno votata. Ramificazione malata del passato Governo, dunque, la giunta Casini ha anch’essa uno scienziato per giustificare ogni sua “prestazione” a scopo, temiamo, di interesse tutt’altro che pubblico.
Si allega, di seguito, l’esito di un’interessante ricerca in rete, a dimostrazione di quanto non conosciamo della meravigliosa vita dei nostri alberi.
Da un articolo apparso su Repubblica: Domande di un ricercatore sull’inclinazione dei pini.
“Ehi, da che parte pendono gli alberi lì da voi?"
La domanda potrebbe sembrare banale, la risposta l’abbiamo trovata sul web, volendo approfondire in primis, il motivo per cui determinate specie di pini pendono, in secundis, per dimostrare che solitamente prima di tagliarci un arto, vorremmo esser certi della natura incontrovertibile di una malattia. “ma quale esagerazione”! Ci dirà l’amministrazione di Sulmona, la quale, tagliatasi anche l’ultimo arto, adesso procede rotolando.
La domanda è di un ricercatore della California (Matt Ritter, Plytechnic University). E deve avere incuriosito molti ascoltatori, visto che perfino “Repubblica” ha scritto un articolo riguardo la possibilità di saperne di più su come gli alberi rispondono agli stimoli ambientali. Il pino in questione è l’Araucaria columnaris, più comunemente chiamato pino di Cook, estremamente diffuso in tutti e cinque i continenti e particolarmente propenso alle posizioni inclinate (come moltissime altre specie attinenti). Questi pini hanno pendenze di 8,55 gradi, quasi il doppio della torre di Pisa: ma perché? Le risposte iniziali erano state vaghe ma uno studio successivo, fatto mentre il giovane professore stava scrivendo un libro sugli alberi della California, è stato realizzato grazie ad ecologisti di tutto il mondo.
“Li ho chiamati per chiedere da che parte pendevano gli alberi…”
Il risultato delle osservazioni, pubblicato su Ecology, evidenzia che questi alberi non si inclinano per caso: se si trovano in una zona a sud dell'equatore punteranno verso nord, se invece crescono a nord viceversa.
Cercano la linea equinoziale. Quello che è emerso è che quasi tutti pendono verso l'equatore. Alcuni, come in South Australia con pendenze record di 40 gradi". Fra la flora ci sono diverse piante "storte" e altre che tendono a correggere la propria asimmetria durante la crescita, spesso legate al fenomeno del fototropismo, ovvero la ricerca di luce quando non sono direttamente esposti. Ma "questo è abbastanza insolito se si parla di alberi di certe proporzioni”, spiega Steven Warren del Servizio Forestale degli Stati Uniti in Utah riferendosi ai pini di Cook.
Questi pini classificati per la prima volta nell'Oceano Pacifico dal capitano James Cook durante la sua circumnavigazione sembrano dunque essere "emisfero-dipendenti". Possono crescere fino a 60 metri di altezza e uno dei luoghi più celebri dove osservarli è nel giardino botanico di Kandy in Sri Lanka: in fila uno dietro l'altro questi maestosi alberi sembrano pronti a "cadere" all'improvviso, invece sono lì da anni.
Più sono cresciuti lontani dall'equatore maggiore è l'inclinazione" spiegano i ricercatori che hanno misurato tronchi, gradi e latitudine degli alberi. Il motivo, secondo gli scienziati, potrebbe essere legato anche a "gravità e campo magnetico" ma ancora non ci sono certezze. La nuova scoperta però non è da sottovalutare: se si riuscisse a comprendere meglio i meccanismi dell'inclinazione si potrebbe sapere come molte piante rispondono agli stimoli ambientali”.
Ed ecco di seguito le parti salienti dell’articolo che abbiamo trovato.
Dunque la pendenza, in questo caso, non è sintomo di malattia. Questo ci insegna che le cose non si risolvono a un primo sguardo ed a una prima “consulenza” ma che occorre studiare bene e documentarsi seriamente, prima di tagliare.
Forse i nostri saranno stati dei “banalissimi” pini domestici, come enuncia la perizia, ma magari anch’essi con comportamento affine ai Cook, curvati per indole.
Meetup Amici di Beppe Grillo – Sulmona
I portavoce: Raffaello La Cioppa e Mirko Mocellin*
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