Il Satiro beffardo che incanta. E’ un incontro ravvicinato con l’estasi quello che promette la visita alla scultura ellenistica conservata a Sant’Egidio di Mazara

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(Mercoledì 30 Maggio 2018)
Un crocevia di popoli, culture e tradizioni. Nessuna espressione potrebbe meglio definire la poliedricità della multietnica Mazara che, sin dall’antichità, ha rappresentato un luogo privilegiato per gli scambi culturali e commerciali, divenendo un ponte di collegamento tra realtà assai diverse e solo fisicamente lontane, che hanno iniziato a convivere fino a confondersi, pur mantenendo le loro peculiarità, in un passaggio unico e suggestivo, capace di regalare forti emozioni a chiunque voglia cercare al suo interno i segni tangibili di un’identità solo all’apparenza perduta.

Ne sono testimonianza gli edifici civili e religiosi, oltre alle numerose opere d’arte tra cui particolare importanza è rivestita dal satiro danzante, una scultura bronzea d’età ellenistica, i cui resti vennero ritrovati dal motopesca mazarese “Capitan Ciccio”, al comando di Francesco Adragna, in due diversi momenti: nella primavera del 1997 venne recuperata la gamba sinistra ed il 4 marzo del 1998 il corpo privo dell’altra gamba e delle braccia. Presumibilmente la statua faceva parte di un carico di una nave naufragata tra la Sicilia e Capo Bon in un periodo di grande diffusione del commercio antiquario nell’antichità, proprio lungo il canale di Sicilia, via, nel corso dei secoli, di numerose migrazioni, testimoniate da rinvenimenti come questo.

L’opera rappresenta un giovane satiro, che ha sulla spalla una pelle si pantera, in un momento particolarmente intenso dell’estasi della danza orgiastica, mentre ruota sulla gamba destra, impugnando i simboli del culto, nella sinistra il kantharos (calice per il vino) e nella destra la canna del tirso ornata da un nastro e coronata da una pigna. La posizione abbandonata della testa con i capelli fluenti, le labbra socchiuse, la torsione del busto immortalano la trance del satiro che fissa la pigna sul tirso e ruota intorno a se stesso fino alla perdita dei sensi.

La statua si trova nell’omonimo museo, ubicato nella chiesa di Sant’Egidio, struttura di grande pregio architettonico, appartenente alla stessa Confraternita fondata nel 1384 e costituita, in massima parte, da professionisti ed intellettuali. La preziosa statua vi si trova dal 2005, quando, al termine del restauro realizzato all’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, è rientrato a Mazara del Vallo.

ANFORE, CANNONI E CAPITELLI 

Il satiro danzante, ad ogni modo, non è l’unica opera in esposizione all’interno del museo dell’ex chiesa di Sant’Egidio. I visitatori, infatti, possono anche osservare numerosi reperti che sono stati recuperati, anche questi, dalle acque del Canale di Sicilia. E, tra questi, il frammento bronzeo di zampa di elefante di epoca punico – ellenistica, un calderone bronzeo di epoca medievale, una selezione di anfore da trasporto di epoca arcaica, classica, ellenistica, punica, romana e medievale. Sono esposti anche due cannoni in ferro provenienti dalla vicina Torretta Granitola, da cui provengono pure alcuni capitelli corinzi e ionici.

 [Fonte: Giornale di Sicilia]


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