titolo : ACCOGLIENZA & SOLIDARIETA’:"EMPIO E’ COLUI CHE NON ACCOGLIE LO STRANIERO"
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ACCOGLIENZA & SOLIDARIETA’:"EMPIO E’ COLUI CHE NON ACCOGLIE LO STRANIERO"
SULMONA - “Empio è colui che non accoglie lo straniero”( da Le Metamorfosi di Publio Ovidio Nasone <Filemone e Bauci> Libro XVIII Cap.XVI “….DIQUE SUMUS, MERITASQUE LUET VICINIA POENAS IMPIA, DIXERUNT;…”). Questo è il testo dello striscione, con l’immagine della statua di Ovidio e il nome del nostro sommo poeta, che la sottoscritta ha posto in bellavista nel balcone della propria abitazione in via Michele Torcia ( palazzi Celidonio) di Sulmona, sede anche della Associazione “Orsa Pro Natura Peligna”. La stessa invita le cittadine, i cittadini e le Associazioni di Sulmona e della Valle Peligna a fare altrettanto. I balconi e le finestre, vestiti di questo messaggio, parleranno per noi.E’ la copia dello stesso striscione srotolato dalla sua finestra dall’avvocato sulmonese Teresa Nannarone in occasione della manifestazione elettorale che Matteo Salvini ha tenuto in piazza XX settembre il 27 gennaio.Un atto individuale che placava gli animi dei cittadini appartenenti alle diciassette Associazioni Sulmonesi che avevano annunciato una manifestazione pacifica dal nome “Restiamo Umani –Valle Peligna” ma avevano avuto il divieto di praticarla dalla Questura e dalla Digos per ragioni di sicurezza, e che erano stati autorizzati a esprimere il loro libero pensiero solo in luogo chiuso, scelto da essi nella sede della CGIL.
Essi si sono sentiti rappresentati da quel messaggio dal valore universale, senza limiti di tempo e di spazio, il valore di superamento di egoismi che portano alla esclusione del diverso e alla miope difesa delle appartenenze: il valore che si chiama umanità e civiltà. Nel contempo quel manifesto riscattava il principio costituzionale della libertà di pensiero e della libertà di espressione in pubblico che era stata loro negata.
Ma quel manifesto di libero pensiero ha suscitato i più inqualificabili istinti di perversione e violenza verso l’autrice, espressi sui social da persone che, come dice con magnanimità la stessa Teresa Nannarone, sono il chiaro messaggio < di una deriva d’odio, di un pensiero distorto che è stato inoculato e raccolto da menti spesso fragili>.
Con l’esposizione permanente dello striscione dalle finestre e dai balconi esprimiamo il nostro libero pensiero, solidarietà alla cittadina Nannarone e disdegno per gli autori degli insulti e istigazione alla violenza".
Maria Clotilde Iavarone
FILEMONE E BAUCI
da
LE Metamorfosi di P. Ovidio Nasone
Libro XVIII
Accompagnato da Ermes, Zeus scese sulla terra per vedere come vivessero gli uomini. Travestiti da mendicanti, i due dei trovarono solo accoglienze scortesi. Nessuno voleva dar loro cibo, nessuno li accoglieva sotto il proprio tetto. Alla fine Zeus ed Ermes arrivarono davanti a una piccola capanna della Frigia col tetto di paglia e canne, dove abitava una coppia di età veneranda. I due erano poveri, ma sapevano accontentarsi di poco. Ricevettero i due viandanti con amabilità e li invitarono a dividere il loro pranzo modesto: qualche uovo, legumi, miele e un po’ di vino conservato in una giara di terracotta. Il pasto fu allegro ed animato. Ma, fatto strano, la giara di vino sembrava sempre piena.
Filemone e Bauci, guardando allora più attentamente i loro ospiti, capirono che non si trattava di mortali e, scusandosi per non aver presentato una tavola più riccamente imbandita, proposero di preparare un’oca, il loro unico volatile, che faceva da guardia alla loro capanna. Ma essi erano vecchi, non potevano più correre, e l’oca riuscì a sfuggire alle loro mani.
Commossi dalla bontà dei due vecchi, Zeus ed Ermes rivelarono la loro identità. <Dappertutto siamo stati accolti male e cacciati da gente senza cuore> dichiararono <e quelle persone saranno castigate; voi, invece, sarete ricompensati. Vorreste accompagnarci in cima alla collina?> Filemone e Bauci seguirono gli dei e rimasero stupefatti nel vedere tutto il paese inondato da una pioggia torrenziale. E, sotto i loro occhi, la loro misera dimora si tramutò in un tempio dalle colonne di marmo sovrastate da un tetto d’oro.
Zeus chiese a Filemone e Bauci quale fosse il loro più vivo desiderio, ed essi risposero che più di ogni altra cosa avrebbero voluto vivere nel tempio del dio ed essere i custodi del suo santuario, ma pregarono Zeus anche di non separarli mai l’uno dall’altra, nella vita come nella morte.
Filemone e Bauci finirono i loro giorni nel tempio di Zeus. E quando suonò la loro ultima ora, morirono in pace, insieme. Filemone fu trasformata in quercia e Bauci in tiglio: due alberi dai rami intrecciati che spuntavano da un unico e medesimo tronco.
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